Badia Camaldolese
Un antico monastero affacciato sul baratro delle Balze
- Fino al 28 settembre 2025
- Venerdì: 16:00–19:00
- Sab–Dom: 10:00–13:00 / 16:00–19:00
- Settembre (pomeriggio): 15:30–18:30
Gratuito
Badia Camaldolese di Volterra
📍 Un monastero millenario sospeso sulle Balze
All’estremità settentrionale della città di Volterra, a picco sul baratro delle Balze, si staglia la sagoma austera e affascinante della Badia Camaldolese di San Giusto. Un luogo che unisce spiritualità, arte, natura e mistero, capace di raccontare mille anni di storia in un solo sguardo sul paesaggio.
Indice dei contenuti
🏛️ Origini e storia del monastero
La fondazione della Badia risale al 1030 (secondo alcune fonti 1034), per volere del vescovo Gunfredo, come luogo di preghiera e raccoglimento spirituale al margine delle mura etrusche. Il complesso fu affidato inizialmente ai monaci benedettini, che lo ressero fino al XIII secolo, quando subentrarono i camaldolesi, ramo riformato dell’ordine benedettino legato alla tradizione eremitica.
La chiesa fu consacrata nel 1034, ma il culto dei santi Giusto e Clemente, evangelizzatori africani giunti a Volterra nel VI secolo, era già radicato da secoli. Le prime cappelle funerarie sorgono già nel VII secolo e sono poi ampliate in epoca longobarda.
Nel 1113, il monastero fu ufficialmente affiliato all’ordine camaldolese. Nel tempo divenne uno dei principali centri spirituali della Toscana.
Nel corso dei secoli la Badia visse alterne fortune:
- Subì l’avanzare implacabile delle frane delle Balze, segnalate già nei primi anni del Seicento.
- Fu soppressa nel 1808 dal governo napoleonico.
- Riaccolse i monaci nel 1820, ma venne definitivamente abbandonata nel 1861 a causa della continua erosione del terreno.
Durante la Restaurazione, nel 1816, i camaldolesi tornarono nel complesso, ma nel 1846 un terremoto causò nuovi danni. Dopo il 1861 il sito passò allo Stato, e in parte fu venduto a privati.
⚠️ Un monumento minacciato dal paesaggio
La posizione spettacolare della Badia ha sempre rappresentato una benedizione e una condanna. Sorge infatti sopra uno dei punti più instabili della collina di Volterra, soggetta al fenomeno erosivo delle Balze Volterrane: impressionanti baratri d’argilla che nei secoli hanno inghiottito necropoli etrusche, tratti di mura, edifici e interi lembi di città.
Una frana improvvisa all’inizio dell’Ottocento cancellò per sempre la più grande necropoli etrusca della zona, mentre i monaci assistevano impotenti all’avanzare del baratro verso il loro monastero.

🏗️ Architettura e suddivisione del complesso
Oggi il complesso della Badia si presenta diviso in due corpi principali:
1. La chiesa romanica
- Dedicata ai Santi Giusto e Clemente, patroni di Volterra.
- Della struttura originaria rimangono solo scarsi resti murari: una pianta a tre navate, abside semicircolare, copertura a capriate, e alcune mensole romaniche conservate nel Museo Diocesano.
- La chiesa era decorata da affreschi e presentava tre monofore sull’abside.
2. Il monastero e i locali residenziali
- Comprende il chiostro rinascimentale, il refettorio, i quartieri dei monaci e ambienti di servizio.
- Fu ricostruito tra il 1514 e il 1528 per volere dell’abate Mario Maffei.
- Il chiostro, opera del 1567 di Giovanni Tortori da Fiesole, è coperto da volte a crociera, ornato da stemmi abbaziali e una clessidra solare. Al centro si trova un elegante pozzo in cotto collegato alla cisterna sotterranea.
La facciata tardo-rinascimentale è attribuita a Bartolomeo Ammannati, mentre alcuni ampliamenti successivi furono diretti da Giovanni Coccapani.
🎨 Un ciclo di affreschi riscoperto
Il refettorio è uno degli ambienti più preziosi:
- Ospita un ciclo di affreschi dedicati alle Storie di San Giusto e San Clemente, dipinti da Donato Mascagni (1597), oggi restaurati.
- Al centro della volta campeggia una Madonna con Bambino di Baldassarre Franceschini (il Volterrano).
- Altre opere, tra cui un affresco con Elia dormiente, sono state trasferite alla chiesa di San Giusto Nuovo.
Molte delle opere originali della Badia sono oggi disperse o conservate in musei locali, come:
- Una pala del Ghirlandaio (1492) nella Pinacoteca civica
- Affreschi staccati e mensole romaniche nel Museo Diocesano

🧱 Un patrimonio recuperato
Per lunghi decenni, dopo l’abbandono, la Badia versò in stato di degrado. Solo recentemente, grazie all’intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, è stato possibile avviare un progetto di restauro conservativo e di riapertura al pubblico.
La gestione delle visite è affidata all’associazione Mondo Nuovo Onlus, che promuove un accesso inclusivo e sostenibile, coinvolgendo anche persone in percorsi di reinserimento sociale.
Un segno contemporaneo nel paesaggio
Accanto al fascino millenario della Badia, il paesaggio delle Balze ospita anche una testimonianza di arte contemporanea: si tratta di “Barriera” (1972–2009), una scultura in cemento armato e ferro dell’artista volterrano Mauro Staccioli.
L’opera, collocata sul ciglio del baratro di fronte al monastero, dialoga con lo spazio naturale evocando il concetto di soglia, limite, difesa e riflessione. Non è una barriera che chiude, ma un invito a fermarsi e osservare: un gesto silenzioso e potente che unisce l’antico al contemporaneo.
📅 Aperture estive 2025
📆 Dal 4 luglio al 28 settembre 2025
📍 Solo nei weekend:
- Venerdì: 16:00 – 19:00
- Sabato e domenica:
- Luglio e agosto: 10:00 – 13:00 / 16:00 – 19:00
- Settembre: 10:00 – 13:00 / 15:30 – 18:30
🎟️ Ingresso gratuito – visite libere o guidate. Verifica sul posto eventuali eventi speciali o aperture straordinarie.
🚶♂️ Come arrivare
📍 La Badia si trova a circa 2 km dal centro storico di Volterra, lungo la Strada Provinciale delle Balze.
🚗 È raggiungibile in auto, con possibilità di parcheggio.
🚌 I mezzi pubblici sono limitati.
🌄 Visitala al tramonto per ammirare le Balze con la luce più suggestiva.
📸 Galleria e approfondimenti




✅ Perché visitarla
La Badia Camaldolese è un luogo dove la pietra racconta, e ogni rovina sussurra memorie antiche. È perfetta per:
- chi vuole conoscere una Volterra meno battuta e più autentica
- appassionati di storia e archeologia
- amanti del silenzio e del paesaggio toscano
- chi cerca itinerari alternativi e spirituali